Avvocato-2Ho avuto un problema con il mio passato: 12 anni fa ero stato fermato dai carabinieri nel centro storico del mià città in Provincia di Rieti. Avevo 20 anni: fumavo spinelli con gli ex amici del Liceo, lavoravo, studiavo all’università. Mi trovavo bene a casa e non avevo problemi con nessuno. La cattiva abitudine di fumare spinelli faceva sì che intorno a me orbitassero un paio di persone che venivano tenute sotto controllo dalle forze dell’ordine in città: credetemi, non ero a conoscenza del fatto che questa gente appartenesse a una rete di “distribuzione” della droga che sconfinava nelle città vicine e aveva un giro d’affari a 5 zeri. Pensavo che fossero dei “pesci piccoli”, come vengono chiamati sui libri o in tv gli spacciatori fermati con 5 o 10 grammi di hashish e marijuana; pesci piccoli che frequentavo e che conoscevo a metà. Guardavamo le partite di calcio insieme, passavamo i Lunedì di Pasquetta con le nostre fidanzate, in montagna, e via dicendo. Entrai anche io nella rete di osservazione delle forze dell’ordine. Ci fu la “retata”: la città è piccola, io mi trovavo nel posto giusto al momento sbagliato, e fui coinvolto nell’operazione delle forze dell’ordine. Il mio nome, insieme a tanti altri, finì sui giornali, etichettato come “consumatore abituale di droghe che collaborava con la banda criminale”.

Arriviamo ad oggi. La settimana scorsa mi presento in banca per accedere ad un piccolo prestito con la mia busta paga (lavoro come contabile in una ditta di distribuzione alimentare). Avevo già inviato una email per fornire i documenti al mio istituto di credito. Giunto sul posto, mi riceve la Dottoressa con la quale avevo già avuto a che fare in passato. Gentile, disponibile, competente. La trovo un pò rigida. “Ho letto su Google che in passato ha avuto problemi con la giustizia”, mi riferisce la signora, “il direttore non mi ha dato luogo a procedere con l’erogazione del prestito finché non ci fa parlare con un suo avvocato”. Ma stiamo scherzando, pensai, mi avranno confuso per qualcun altro. Feci subito uno più uno e pensai alla vicenda di 12 anni addietro, quando il mio nome era uscito sui giornali nell’ambito dell’inchiesta sulla maxi retata. Il giornale aveva ed ha tutt’oggi un archivio online. Digitando il mio nome e cognome, esce fuori la vicenda.

E vengo scambiato per un drogato che frequenta criminali. Sento il mio Avvocato. “Ti fornisco un Certificato dei Carichi Pendenti da presentare alla Banca, ma dovresti chiedere a Google di cancellare le notizie da Internet, si chiama Diritto all’Oblio, o qualcosa del genere, proverò ad informarmi”. Dovevo risolvere il problema con la Banca, e, nei giorni successivi, il mio Avvocato mi fornisce il Certificato dei Carichi Pendenti e un numero di telefono da chiamare. “Si chiamano Cyber Lex – mi disse l’Avvocato – si trovano a Roma, Milano e in altre città del mondo. Sembrano seri,o parlato al telefono con uno degli avvocati che collaborano con loro. Mi hanno chiesto di entrare in contatto con te, di fornirgli un indirizzo email ed altre informazioni. Contattali, fai prima tu, e fammi sapere”. Ho fatto prima io, come da accordi: telefono a questa Cyber Lex alla quale spiego il mio problema con Google. “Alcuni cittadini hanno diritto a richiedere la cancellazione dei Risultati di Ricerca Google laddove questi ultimi contengano il nominativo del cittadino all’interno di pagine web obsolete, illecite o inopportune”, mi spiega un consulente al telefono. “Ho sentito la sua storia, l’Avvocato mi ha riferito che possiamo procedere. Ci invii via email una copia di un suo documento di identità, il certificato dei carichi pendenti ed altre documentazioni che le spiegheremo nella email”, mi spiegò lo stesso consulente, che mi ricontattò successivamente alla mia prima telefonata.

Cyber Lex ha impiegato 5 settimane per fare piazza pulita delle mie notizie negative sul web: se è infatti vero che il diritto di cronaca è sacrosanto, che i motori di ricerca sono solo strumenti informatici, e che qualunque direttore di una banca ha diritto ad andare su Google e cercare il mio nome, beh, è anche vero che una persona non può essere associata su Internet a “un criminale strettamente vicino ad una capillare rete di spaccio radicata nel territorio”, soltanto perché il suo nome era finito – per sbaglio – sui giornali 12 anni fa! Ringrazio Cyber Lex, torno in banca e trovo la situazione “ripristinata”. Penso a quante opportunità avevo perso in passato sempre per la stessa motivazione. “Ieri mattina il nucleo dei carabinieri di Rieti ha sgominato una banda criminale dedita allo spaccio e al reclutamento di minorenni….” eccetera eccetera. Oggi sono un’altra persona ma, per la verità, non mi sono mai sentito un criminale, anche se sono stato trattato come tale…!

Di Editore